Che cos’è un Contratto di Fiume
Il Contratto di Fiume può essere definito come un atto di impegno condiviso e di governance territoriale sottoscritto da più soggetti pubblici e privati che vengono interessati da corsi d’acqua che, attraverso l’individuazione di una comune visione e modalità di lavoro e di azione, si prefigge l’intento di perseguire la riqualificazione ambientale e la rigenerazione socio-economica sostenibile del sistema fluviale.
Il Contratto di Fiume può essere definito come un atto di impegno condiviso e di governance territoriale sottoscritto da più soggetti pubblici e privati che vengono interessati da corsi d’acqua che, attraverso l’individuazione di una comune visione e modalità di lavoro e di azione, si prefigge l’intento di perseguire la riqualificazione ambientale e la rigenerazione socio-economica sostenibile del sistema fluviale.
Dal punto di vista amministrativo è un vero e proprio processo di pianificazione programmazione e negoziazione territoriale, gestito e portato avanti in coerenza con la normativa generale vigente e nel rispetto delle competenze specifiche degli stakeholder, creando così una mission condivisa che ruota intorno alla tutela e promozione territoriale, oltre che una vision orientata alla collaborazione e agli approcci di sistema, in coerenza anche con le più recenti tendenze di carattere europeo.
L’esperienza dei Contratti di Fiume nasce in Francia negli anni ‘80, per spostaresi poi in Belgio ed introdotta in Italua nel 2000 con alcune esperienze in Lombardia ed in Piemonte. Diverse esperienze stanno poi maturando anche in Toscana, anche in seguito all’adesione nel 2014 da parte dell’Amministrazione Regionale alla Carta Nazionale dei Contratti di Fiume, documento d’indirizzo redatto nel 2010 nel corso del V incontro del Tavolo nazionale dei Contratti di Fiume e ratificato in occasione del successivo incontro tenutosi a Torino nel 2012.
Nel 2015 il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), in collaborazione con l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e il Tavolo nazionale dei Contratti di Fiume, ha coordinato un gruppo di esperti che hanno redatto il documento recante “Definizione e requisiti qualitativi di base dei Contratti di Fiume”, nel quale vengono specificati i principi generali e gli approcci operativi di riferimento per una corretta implementazione di questi strumenti di governance. Tale documento ad oggi costituisce il principale riferimento metodologico per l’implementazione dei Contratti di Fiume in Italia.
Un passaggio particolarmente significativo dal punto di vista legislativo è stato, a inizio 2016, l’inserimento dell’articolo 68 bis nel D.Lgs 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), così riportato: “I Contratti di Fiume concorrono alla definizione e all’attuazione degli strumenti di pianificazione di distretto a livello di bacino e sottobacino idrografico, quali strumenti volontari di programmazione strategica e negoziata che perseguono la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali, unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico, contribuendo allo sviluppo locale di tali aree”. Con questo spunto, il legislatore ha non solo attribuito una specificità ai Contratti di Fiume, bensì ha fornito un inquadramento normativo importante per il loro riconoscimento nell’ambito delle molteplici offerte di azioni sul territorio e per il territorio.
Il Ministero dell’Ambiente ha istituito, nel novembre 2017, l’Osservatorio Nazionale dei Contratti di Fiume, finanziato nell’ambito del Programma Operativo Nazionale (PON) Governance e Capacità Istituzionale 2014-2020. L’Osservatorio è una struttura centrale di indirizzo e coordinamento che risponde all’esigenza di armonizzare l’attuazione dei Contratti di Fiume su scala locale, regionale e nazionale: ne fanno parte rappresentanti dell’ISPRA, le Autorità di bacino Distrettuale, Regioni, esperti in materia.
Ultimo aggiornamento
5 Novembre 2024, 09:13