Lodi
Nel suo percorso meridionale il fiume prima di gettarsi nel Po taglia in due città come Lodi e Pizzighettone, e non solo scorre tra aree produttive e densamente popolate, ma brulica di zone umide retaggio di antiche alluvioni, e di specie animali legate ad antiche tradizioni e leggende, come la cicogna bianca.
Nel suo percorso meridionale il fiume prima di gettarsi nel Po taglia in due città come Lodi e Pizzighettone, e non solo scorre tra aree produttive e densamente popolate, ma brulica di zone umide retaggio di antiche alluvioni, e di specie animali legate ad antiche tradizioni e leggende, come la cicogna bianca.
Un impegno supportato dai 34 Comuni consorziati e dalle Province di Lodi e Cremona.
La superficie del Parco Adda Sud è di 24.260 ettari, che variano da un’altimetria minima di 36 metri a una massima di 110 metri sul livello del mare. Si estende per 90 chilometri nel tratto meridionale dell’Adda, tra depositi alluvionali. L’area occupata dal Parco è di 24.260 ettari.
Il Parco Adda Sud è stato istituito dalla Regione Lombardia con la legge del 16 settembre 1983. La sua gestione fu affidata a un Consorzio fra i comuni di Abbadia Cerreto, Bertonico, Boffalora d’Adda, Camairago, Casaletto Ceredano, Castelnuovo Bocca d’Adda, Castiglione d’Adda, Cavacurta, Cavenago d’Adda, Cervignano d’Adda, Comazzo, Cornovecchio, Corte Palasio, Credera Rubbiano, Crotta d’Adda, Formigara, Galgagnano, Gombito, Lodi, Maccastorna, Mairago, Maleo, Meleti, Merlino, Montanaso Lombardo, Montodine, Moscazzano, Pizzighettone, Ripalta Arpina, Rivolta d’Adda, San Martino in Strada, Spino d’Adda, Terranova dei Passerini, Turano Lodigiano e Zelo Buon Persico; la Provincia di Cremona e l’allora Comprensorio di Lodi (lo “storico” Consorzio del Lodigiano, divenuto successivamente Provincia di Lodi). A seguito dell’avvenuta fusione dei comuni di Camairago e Cavacurta è stato costituito il comune di Castelgerundo.
Il Parco si sviluppa «lungo il basso corso del fiume Adda, da Rivolta d’Adda fino alla foce del Po a Castelnuovo Bocca d’Adda» e interessa comuni del territorio lodigiano (sulla sponda sinistra, scendendo a valle: Comazzo, Merlino, Zelo Buon Persico, Cervignano d’Adda, Galgagnano, Montanaso Lombardo, Lodi, San Martino in Strada, Cavenago d’Adda, Mairago, Turano Lodigiano, Bertonico, Terranova dei Passerini, Castiglione d’Adda, Castelgerundo, Maleo, Cornovecchio, Meleti, Maccastorna, Castelnuovo Bocca d’Adda), della Provincia di Cremona (sulla sponda destra, scendendo a valle: Rivolta d’Adda, Spino d’Adda, Casaletto Ceredano, Credera Rubbiano, Moscazzano, Montodine, Ripalta Arpina, Gombito, Formigara, Pizzighettone, Crotta d’Adda); sempre sulla medesima sponda sinistra altri tre comuni appartenenti alla Provincia di Lodi (quali Abbadia Cerreto, Corte Palasio, Boffalora d’Adda) nonché una parte del territorio comunale di Lodi.
I terrazzi più antichi, di età olocenica, sono i più distanti dal fiume, mentre i più recenti degradano lentamente verso il letto dell’Adda. Il territorio protetto dal Parco comprende, oltre ai boschi rivieraschi, anche zone palustri costituite da lanche” e “morte” che il fiume ha formato nel corso dei secoli, cambiando ripetutamente percorso. L’Adda si snoda in un’area caratterizzata dalla presenza di 55 riserve naturali e di 45 beni monumentali. Gli abitanti residenti sono 105.000 e sul territorio sono stati individuati 11 siti di interesse comunitario.
Dal punto di vista geologico, il territorio del Parco è costituito da una prima fascia di 5.000 ettari comprendente la zona golenale agricolo-forestale, in particolare quelle terre poste alle quote più basse interne alla vallata del fiume e allagabili, sia con acqua di esondazione che per risorgenza, durante le piene. La seconda e la terza fascia comprendono una vasta area del Parco che copre circa 18.000 ettari di campagne fertili, estese sulle sponde lodigiana, cremasca e cremonese. Il paesaggio vegetale è caratterizzato da aree boscate, ambienti umidi e spiagge fluviali. I boschi lungo i fiumi sono generalmente ecosistemi che hanno subito poche trasformazioni e rappresentano pertanto un luogo ideale per molte specie vegetali. Le aree umide presentano in parte un buono stato, il paesaggio dei campi coltivati rappresenta nel Parco un aspetto importante, anche se essi hanno subito nel tempo un progressivo degrado in relazione ad errati metodi di gestione.
Tre sono gli esempi di grande interesse, per il significato geomorfologico, botanico e zoologico che hanno assunto. Sono l’Adda Morta, situata nei comuni di Castiglione d’Adda e Formigara; c’è poi la Zerbaglia, zona umida di interesse nazionale nei comuni di Turano Lodigiano, Cavenago d’Adda e Credera Rubbiano; infine la lanca di Soltarico, formatasi dopo l’alluvione del 1976, estesa tra Corte Palasio, Abbadia Cerreto, Cavenago e San Martino in Strada.
Il Piano territoriale di coordinamento, approvato dalla Regione Lombardia nell’estate del 1994, identifica le “riserve naturali orientate”, quelle “naturali parziali botaniche”, quelle “parziali zoologiche” nonché quelle “parziali biologiche” di maggior rilevanza del Parco Adda Sud per le quali «risulta necessaria una disciplina di coordinamento ai fini della tutela e gestione di tipo unitario complessivo».
Considerando il valore naturalistico complessivo degli ambienti più interessanti dell’area protetta, l’Adda Sud potrebbe essere definito un Parco di paludi per la ricchezza straordinaria di tali ambienti. La quasi totalità delle paludi ricade in aziende faunistiche (che coprono il 31% dell’intera area protetta e che includono oltre il 53% degli ambienti ben conservati), nelle quali per scopi venatori non si è proceduto alle bonifiche e ai tagli indiscriminati dei boschi.
Riserva Naturale Monticchie
Tra il 1950 ed il 1960 in quest’area le pratiche agricole, non più sufficientemente redditizie, furono abbandonate ed i terreni furono riconquistati, grazie anche alle peculiari risorgive di terrazzo, da una vegetazione naturale.
Negli anni 80 l’attività di studio, sorveglianza e protezione dell’area, minacciata via via da tagli abusivi del bosco, da incendi dolosi dei canneti, da tentativi di bonifica, di escavazione di sabbia, da bracconaggio e pesca di frodo ed altri usi incompatibili con la conservazione, hanno incontrato la sensibilità, oltre che del W.W.F. Italia (per mezzo della Delegazione Lombardia e della Sezione Basso Lodigiano), dell’Amministrazione Comunale di Somaglia, che ha individuato nel suo Piano Regolatore Generale l’ambiente di Monticchie come “zona di particolare rilevanza ambientale”.
In seguito alle proposte congiunte di WWF e Comune di Somaglia, la Regione Lombardia ha inserito l’Area tra i biotopi soggetti a tutela (deliberazione del Consiglio regionale n. 27244 del 12 aprile 1983, ai sensi della legge regionale 27 luglio 1977, n. 33) ed infine l’ha riconosciuta quale Riserva naturale (deliberazione della Giunta regionale n. 53446 del 18 giugno 1985, ai sensi della legge regionale 30 novembre 1983, n. 86, e ratificata con deliberazione della Giunta regionale n. IV/1177 del 28 luglio 1988).
Il primo Piano di gestione della Riserva è stato approvato il 15 febbraio con deliberazione della Giunta regionale n. 5/48146 del 15 febbraio 1994. Nel 1995 il territorio coincidente con la Riserva naturale viene inserito dal Settore Ecologia/Ufficio Parchi e Riserve della Regione Lombardia tra i proposti Siti di Importanza Comunitaria del programma europeo Rete Natura 2000 ai sensi della Direttiva “Habitat”, del 21 maggio 1992, 92/43/CEE (G.U.C.E. n. L 206 del 22 luglio 1992) concernente la conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche.
Il S.I.C. IT2090001, che ha un’estensione di 238 ettari, di cui circa 24 considerati di massima tutela, ricade interamente all’interno del comune di Somaglia. Nel mese di marzo 2005 il SIC è stato ufficialmente riconosciuto dalla Commissione Europea.
Dalla fine del 2000 questo stesso territorio, che peraltro confina con l’I.B.A. n. 190, è stato proposto quale Zona di Protezione Speciale ai sensi della Direttiva europea “Uccelli”, del 2 aprile 1979, n. 79/409/CEE (G.U.C.E. n. L 103 del 25 aprile 1979), concernente la conservazione degli uccelli selvatici. L’iter amministrativo e scientifico per questo ancora più importante riconoscimento è tuttora in corso.
Nel 2002: il Comune di Somaglia ed il WWF Lombardia promuovono un programma di conservazione e potenziamento degli habitat di Monticchie mirato al miglioramento dei popolamenti di Ardeidi gregari e delle specie più importanti di Anfibi che ottiene il riconoscimento ed il necessario finanziamento della Commissione europea e della Regione Lombardia: Progetto LIFE Natura 2003 IT/000112 “Ardeidi e Anfibi: conservazione degli habitat nella Riserva Naturale e S.I.C. di “Monticchie”.
Link https://www.comune.somaglia.lo.it/it/point-of-interest/riserva-naturale-monticchie
Ultimo aggiornamento
24 Febbraio 2025, 16:25